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Risposta al Modernista Luca Brandolini
di Stefano Gizzi

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature
e quanto scritto nello spazio giallo sono della Redazione

      Il 7 luglio 2007, il Vescovo di Sora, Luca Brandolini, esponente convinto dei "distruttori in talare" della Santa Liturgia Cattolica fin dagli anni sessanta, dichiarò ai giornali che "il Messale di San Pio V era stato abrogato dalla riforma liturgica e che il giorno del Motu Proprio era il giorno peggiore della sua vita".

      Nella mia qualità di responsabile del Comitato spontaneo costituitosi a Ceccano per favorire la celebrazione della Santa Messa con il venerabile Rito detto di San Pio V, intendo replicare ad alcune affermazioni rese dal Vescovo di Sora Mons. Luca Brandolini.

 

 

      Le affermazioni rese dal Vescovo di Sora Mons. Luca Brandolini sono  temerarie ed in aperto contrasto con quanto sancito da Papa Benedetto XVI nella sua Lettera Apostolica “Summorum Pontificum” del 7 luglio.

 



      E’ un caso grave e che merita un approfondimento.
      Nel Motu Proprio, Benedetto XVI con grande precisione e sincerità ha affermato, all’art. 1, che il Messale Romano, nell’ultima edizione tipica del 1962, “non è mai stato abrogato”.

 



      Nelle sue dichiarazioni, il Vescovo Brandolini, al contrario smentisce il Pontefice e dichiara ufficialmente che il Messale di San Pio V “era stato abrogato”.
      
In altre parole, Brandolini afferma che Papa Benedetto XVI in un atto proprio del Suo Magistero, ha affermato il falso ed ha offerto alla Chiesa Universale una ricostruzione contraria alla verità dei fatti e, quindi, ha promosso pubblicamente una interpretazione menzognera.
      E’ un dato clamoroso che la dice lunga sull’attuale crisi ecclesiale in cui un Vescovo smentisce il Papa su un argomento centrale come è la liturgia nella vita della Chiesa.
      
A mio modestissimo avviso, le ragioni addotte da Benedetto XVI sono assolutamente condivisibili.

 



      Il Cardinale Ratzinger, già nel 1986, assieme al Cardinale Alfons Maria Stickler (che abbiamo avuto più volte ospite a Ceccano) fece parte della Commissione Cardinalizia che studiò a fondo tutto il problema del Rito Romano di San Pio V e concluse i lavori con una chiara indicazione: il Rito Romano detto di San Pio V non era mai stato abrogato.
     
 Va precisato che San Pio V non creò a tavolino un nuovo rito (come avvenuto nel 1969) ma rese onore al rito in uso nella Curia Romana, ritenuto il più antico e venerabile, risalente –per semplificare- a San Gregorio Magno.
    Comprendo bene la frustrazione di Mons. Brandolini, che ha lavorato una vita non per la riforma della Liturgia, ma per la sua devastazione e la riduzione del Rito Romano ad un cumulo di macerie!
      
Egli fa parte di quella corrente di estremismo progressista che ha sempre detestato il Rito venerabile (per oltre 1.500 anni sempre arricchito e valorizzato) che ha nutrito la fede di generazioni di fedeli e come dice Benedetto XVI «ha spronato nella vita spirituale numerosi Santi e ha rafforzato tanti popoli nella virtù di religione e ha fecondato la loro pietà».

 



      A Mons. Brandolini chiediamo:
      quale Costituzione Apostolica, Lettera Apostolica o altro contiene una esplicita abrogazione del Messale detto di San Pio V?
      
Possiamo rispondere con sicurezza: nessuna, in quanto il Concilio stesso nei suoi atti ha più volte rinnovato una attitudine di venerazione e di onore per tutti i riti della Chiesa Cattolica, in primis per quello di Roma.
      Un Vescovo che ritiene in cuor suo che il Rito Romano detto di San Pio V è da considerarsi abrogato, non solo non è in comunione temporale con tutti i cattolici del passato, ma non ha una visione liturgica cattolica, cioè rifiuta la liturgia cattolica proprio perché questa racchiude il tesoro della Chiesa: l’integrità della Fede, secondo il motto “la legge della preghiera della Chiesa corrisponde alla sua legge di Fede”.
      Egli è ormai preda del delirio proprio dei progressisti più sfrenati, per i quali le impostazioni protestanti o meglio neomoderniste, che hanno infettato gravemente il corpo ecclesiale sono da privilegiare, al posto della liturgia cattolica.
     Con la scusa di rinnovare e di purificare, essi intendono invece distruggere il grande patrimonio di fede, di devozione, di spiritualità e di arte dataci dalle precedenti generazioni, alle quali si ritengono superiori.
      E’ proprio del neomodernismo ritenere che oggi -e solo oggi- i cristiani siano maturi, siano consapevoli e, quindi, migliori di quelli ignoranti del passato!
      
A mio avviso, la riscoperta dell’importanza della liturgia del rito latino e l’insieme delle preghiere, dei simboli e delle cerimonie del Rito detto di San Pio V, usato da tutti i santi nel corso dei secoli (si pensi a Padre Pio da Petrelcina, a San Giovanni Bosco, a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e a San Paolo della Croce –i quali a differenza di Brandolini amavano e non odiavano il rito romano-) costituirà un aiuto soprannaturale straordinario in questo momento di grave crisi ecclesiale.

 



      Nel mese di settembre organizzeremo a Ceccano un grande convegno sulla questione del Motu Proprio di Benedetto XVI e sulla grande lotta a difesa del Rito Romano, che ha visto santi prelati impegnati nel corso della seconda metà del XX secolo.
      
Provvederemo ufficialmente ad invitare Mons. Brandolini: egli potrà così  svolgere una relazione approfondita sugli anni della riforma del Messale, di cui egli è stato testimone. Molti aspetti oscuri di quegli anni ancora non sono stati compiutamente svelati, assieme alle trame e le pressioni indebite di organismi estranei alla Chiesa che agirono, in quel triste contesto, per sfigurare la liturgia cattolica.

 



      P.S.: Poiché molti nella Chiesa auspicano –solo a parole- l’ascolto della società civile, desidero ricordare che a difesa del Messale di San Pio V, si schierarono personalità del calibro di Borges, Giorgio De Chirico, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Bassani, Mario Luzi, Guido Piovene, Ettore Paratore, Andrés Segovia, Maritain, Cristina Campo, Augusto Del Noce.

Avv. Stefano Gizzi
Ceccano

 



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